Tesla, Never Say Die

Pierpaolo Scandurra Pierpaolo Scandurra - 02/05/2024 10:52

Nel giro di una settimana la creatura di Musk ha invertito la rotta, almeno graficamente. Da Barclays un certificato ideale per strutturare una strategia recovery.

Se il mercato ci ha insegnato qualcosa in questi ultimi giorni (oltre al fatto che le azioni di correggere proprio non ne vogliono sapere) è che non bisogna mai commettere l’errore di dare per “bollito” un titolo o un’azienda, soprattutto quando si ha a che fare con le barriere discrete dei certificati di investimento. L’esempio più lampante in Europa è quello di Philips (controllata della holding Exor), che in una sola seduta di contrattazione ha messo a segno un +29% (toccando anche il +47% intraday). Il motivo? Un accordo transattivo con il quale Philips ha patteggiato una multa da $1,1 mld con le autorità statunitensi per il caso dei ventilatori difettosi. E al mercato una notizia che dirada le nubi all’orizzonte, riducendo o azzerando le incertezze future, piace come poche altre, mettendo in moto movimenti estremi anche su titoli non esattamente volatili. Se poi ci si sposta su titoli notoriamente più ballerini, come ad esempio Tesla, basta davvero poco per invertire il pattern di breve/medio periodo.

E così, all’indomani di una trimestrale non propriamente positiva accolta, però bene dagli operatori (+12%), è arrivata la svolta con il viaggio in Cina di Elon Musk, che non solo ha ottenuto l'ammissione delle automobili Tesla nel registro dei veicoli che rispettano i requisiti nazionali di sicurezza dei dati, aprendo le porte del mercato cinese alle auto a guida autonoma prodotte dal colosso EV statunitense, ma ha anche stretto un'alleanza strategica con Baidu proprio per quanto riguarda l'implementazione del suo sistema Full-Self Driving, puntando così ad espandere significativamente la propria presenza sul mercato cinese. La doppia news ha letteralmente fatto volare le azioni Tesla, che dopo l’affondo in area $140, hanno trovato il rimbalzo fino in area $200 (+43% in appena quattro sedute di contrattazione). 

Il certificato che abbiamo messo sotto la lente oggi vede proprio Tesla come titolo worst of, accompagnata da due banche, Unicredit e Banco BPM, che hanno superato a dir poco egregiamente lo stacco cedola, riassorbito in appena cinque sedute. Parliamo del Phoenix Memory (ISIN XS2727205507) emesso da Barclays; la forza del certificato non risiede certamente nella consistenza dei premi periodici a memoria (trigger premio posto al 75% dei rispettivi strike price), pari all’1% trimestrale (4% p.a.), ma nel prezzo di acquisto ampiamente al di sotto della parità (attualmente pari a circa 70 euro), rendendolo ideale per una strategia recovery da attuare per recupero delle perdite derivanti da un investimento sulla stessa Tesla o su altri certificati con perdite di circa il 30%. 

In questo caso, il principale alleato del possessore del certificato sarà il fattore tempo, con il prezzo del prodotto che tenderà a convergere verso il nominale all’avvicinarsi delle date autocall, qualora ovviamente tutti i sottostanti siano sufficientemente vicini ai rispettivi trigger: a partire dalla data di osservazione del 4 marzo 2027 e per le successive date a cadenza trimestrale, il prodotto rimborserà anticipatamente il valore nominale, pari a 100 euro, qualora tutti i titoli rilevino al di sopra del 100% dei rispettivi strike price (il trigger autocallable è fisso). Qualora si giunga alla data di osservazione finale del 6 marzo 2028 senza che il certificato sia stato richiamato, il prodotto rimborserà il proprio valore nominale, qualora Tesla, titolo peggiore che attualmente compone il paniere (al 103,14% dello strike price) non perda un ulteriore -32% circa dalla quotazione corrente (è invece necessario non perdere più del 27% qualora si punti anche all’incasso del premio periodico), in virtù delle rispettive barriere poste al 70% degli strike. Al di sotto del livello barriera, il valore di rimborso del certificato verrà invece diminuito della performance negativa del titolo worst of, che verrà calcolata a partire dallo strike price.

Il certificato è quotato sul Cert-X ad un prezzo lettera pari a 70 euro circa, con un rendimento ottenibile dall’investitore pari al 16,8% circa su base annua, in caso di mantenimento della barriera a scadenza.

 

 

Report a cura di Pierpaolo Scandurra
www.certificatiederivati.it

 

 

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